JAKOBSONLA COMUNICAZIONE FENOMENO SEMIOTICO E SOCIALE CHE CONSENTE DI METTERE IN RELAZIONE DUE O PIÙ ENTITÀ' CHE SI SCAMBIANO INFORMAZIONI . Secondo la definizione del linguista Roman Jakobson, la comunicazione è determinata da un certo numero di "fattori" che interagiscono:
L'emittente può essere involontario, come nel caso di una persona che cammini senza badare al fatto che gli altri la stanno guardando e ne stanno giudicando l’andatura; può essere anche inanimato, come ad esempio un segnale automatico che ci avverte che qualcosa sta bruciando, o come i sintomi di una malattia "letti" dal medico. Il codice può essere rudimentale, come quello dei semafori, o via via più complicato, come quello linguistico o addirittura quello genetico; il destinatario può essere una persona, un animale, una macchina; il riferimento può essere qualunque cosa, esistente o meno. Ciò che conta, in questo schema, è che per il destinatario il messaggio sia portatore di un significato, dunque più ricco della sua semplice realtà materiale. Le piccole macchie nere che appaiono su una pagina o su uno schermo sono un messaggio perché sono capaci di dare a chi le legge qualcosa di più della percezione della loro semplice differenza dallo sfondo: parlano di qualcosa. DALLA NASCITA ALLA MORTE, DA QUANDO CI ALZIAMO LA MATTINA FINO A QUANDO ANDIAMO A DORMIRE LA SERA (E FORSE ANCHE OLTRE), VIVIAMO IMMERSI IN UN FLUSSO DI COMUNICAZIONE. IL PRIMO DEGLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE DICE CHE NON È POSSIBILE NON COMUNICARE: QUALUNQUE COSA FACCIAMO APPARE AGLI ALTRI COME COMUNICAZIONE E OGNI COMPORTAMENTO ALTRUI, OGNI STATO DEL MONDO, CI APPARE DOTATO DI SENSO, QUINDI CI COMUNICA QUALCOSA. FRA LE COMUNICAZIONI, LE PIÙ NOTEVOLI SONO QUELLE DI MASSA (LA TELEVISIONE* LA RADIO, LA PUBBLICITÀ), CHE ARRIVANO CONTEMPORANEAMENTE A GRANDI GRUPPI DI PERSONE. MA ANCHE LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE È STRAORDINARIAMENTE RICCA, SOPRATTUTTO NEL SUO ASPETTO NON VERBALE.
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