ECO E LA SEMIOTICA

Semiotica

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INTRODUZIONE

Semiotica Disciplina che studia i fenomeni di significazione e di comunicazione. Attualmente il termine (dal greco semeion, "segno") viene usato come sinonimo di semiologia, ma mentre "semiotica" rimanda alla tradizione americana di questo campo di studi, "semiologia" si riferisce alla tradizione francese, e in particolare allo strutturalismo linguistico.

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LA TRADIZIONE LINGUISTICA FRANCESE

Fu il linguista ginevrino Ferdinand de Saussure a parlare per primo di semiologia per indicare lo studio generale dei "sistemi di segni": le riflessioni di Saussure partivano dallo studio del linguaggio e divennero il punto di partenza per le ricerche successive di Louis Hjelmslev, Claude Lévi-Strauss, Roland Barthes, Emile Benveniste.

Lungo questa linea si pone Algirdas Greimas. Greimas intendeva occuparsi sia delle lingue naturali sia dei contesti extralinguistici intesi come "semiotiche del mondo naturale": le lingue e il mondo sono visti come "testi", come serbatoi di segni, come luoghi in cui si verificano fenomeni di significazione. Alla base della “semiotica generativa” di Greimas c'è l'idea che la semiotica debba essere un "metalinguaggio", capace di descrivere i suoi oggetti, e che gli oggetti vengano analizzati dal punto di vista delle loro forme, appunto, generative, cioè secondo il percorso che porta a un certo tipo di significazione ("percorso generativo").

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LA TRADIZIONE FILOSOFICA AMERICANA

La tradizione semiotica americana prese corpo all'interno del pragmatismo grazie soprattutto agli studi di Charles Sanders Peirce. La matrice è quindi marcatamente filosofica e il paradigma di partenza è quello gnoseologico: gran parte della teoria di Peirce è dedicata infatti alla teoria della conoscenza e diventa materiale per molti aspetti presemiotico. In questo senso risulta centrale la riflessione di Peirce sull'"abduzione", inferenza che si distingue dall'"induzione" e dalla "deduzione" (vedi Induzione e deduzione) per il suo carattere innovativo e "rischioso"; si tratta infatti di un sillogismo in cui la premessa minore è probabile e non certa. In ambito propriamente semiotico Peirce elaborò una classificazione dei segni ampia e articolata, rifletté sulla catena di "interpretanti" generati dai segni fino ad arrivare all'elaborazione del concetto di "semiosi illimitata", e si soffermò sul rapporto tra il segno e l'oggetto esterno.

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LA SEMIOTICA IN ITALIA

In Italia le due tradizioni confluiscono e vengono sviluppate soprattutto nell'opera di Umberto Eco. Eco ha elaborato la sua teoria a partire dallo strutturalismo e dal pragmatismo, ma per via della sua maggiore vicinanza alla tradizione americana alcuni hanno definito la sua semiotica una "semiotica interpretativa". Secondo Eco c'è una "semiotica generale" che è costitutivamente filosofica: è il luogo in cui si riflette sulle categorie generali (segno, inferenza ecc.) e viene messo a punto un metalinguaggio funzionale. Ci sono poi le "semiotiche specifiche", ossia grammatiche particolari: il linguaggio dei semafori, il sistema musicale, la lingua naturale, il linguaggio dei sordomuti sono tutti sistemi autonomi che, in quanto sistemi di segni, assumono lo statuto di semiotiche specifiche. Infine c'è il livello delle "semiotiche applicate", che corrispondono al momento in cui la semiotica applica i propri strumenti per l'analisi dei testi. In quest’ultimo campo, e in particolare nell’ambito dell’analisi dei testi letterari, molto interessanti sono state in Italia dalla fine degli anni Sessanta e per tutto il decennio seguente le esperienze critiche e teoriche di studiosi come Maria Corti, Cesare Segre, D’Arco Silvio Avalle e le loro relative teorizzazioni.

Sempre con Umberto Eco ebbe inizio anche un lavoro di ricognizione storico-filosofica rispetto ad alcune categorie semiotiche. L'idea era quella di fondare un'archeologia del sapere semiotico e, grazie a un lavoro coordinato che si sviluppò soprattutto dalla fine degli anni Settanta, si moltiplicarono le ricerche storico-filosofiche sui concetti di segno, denotazione, connotazione, inferenza ecc. Dalla divinazione mesopotamica alla medicina greca, da Platone ad Aristotele, dagli stoici a Epicuro fino ad Agostino, si va alla ricerca delle radici storiche del sapere semiotico e ci si accorge che il segno è al centro delle riflessioni dei filosofi da più di duemila anni.

L'AUTORE E' MOLTO ATTIVO NEL SETTORE DELLA MULTIMEDIALITA' E DELL'IPERTESTO.

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LA SEMIOTICA DELLA CULTURA

Attualmente le teorie semiotiche abbandonano in parte lo studio dei segni per concentrarsi sui "testi". Fondamentali in questo senso sono stati gli studi proposti dalla scuola sovietica che ha il suo più illustre rappresentante in Jurij Lotman: queste posizioni, diffuse a partire dagli anni Settanta, affermano con forza il valore prettamente semiotico della cultura. La cultura è un fenomeno di comunicazione realizzato attraverso segni di varia natura, tra i quali la lingua, il codice più duttile e pervasivo, detiene una posizione predominante e normativa. In questi termini un "testo", espressione di una cultura, è qualsiasi oggetto dotato di significato, un racconto, un discorso, un film, uno spot pubblicitario, un oggetto, un dipinto e così via, e la semiotica si propone di studiarne l'organizzazione del senso a partire dai suoi elementi espressivi: le parole, i colori, le forme plastiche, i suoni ecc.




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