Wittgestein

Wittgenstein, Ludwig

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INTRODUZIONE

Wittgenstein, Ludwig (Vienna 1889 - Cambridge 1951), filosofo austriaco. Nato da una famiglia dell'alta borghesia, studiò ingegneria a Berlino e a Manchester, dove si specializzò in aeronautica. Ben presto l'interesse per i fondamenti della matematica e per la logica lo portò a Cambridge, dove studiò con Bertrand Russell. Nel 1929, dopo un periodo di travaglio interiore (che lo vide volontario nell'esercito austriaco, maestro elementare, giardiniere e architetto), Wittgenstein tornò a Cambridge con il proposito di dedicarsi nuovamente alla filosofia. Grazie a Russell ottenne una cattedra al Trinity College; ma nel 1947 decise di lasciare definitivamente l'insegnamento, trascorrendo in solitudine gli ultimi anni della sua vita.

Lo sviluppo della sua filosofia può essere suddiviso in due fasi distinte, che corrispondono rispettivamente al Tractatus logico-philosophicus (1921) e alle Ricerche filosofiche (1953). Fra gli altri scritti di Wittgenstein, tutti pubblicati postumi, sono da ricordare le Osservazioni sopra i fondamenti della matematica (1956), il Libro blu e il Libro marrone (1958), Della certezza (1959) e i Quaderni 1914-1916 (1960).

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IL TRACTATUS

Nel Tractatus il mondo è costituito da fatti complessi o "molecolari", composti a loro volta da fatti semplici o "atomici", i quali consistono in determinate combinazioni di oggetti, vale a dire delle realtà più semplici all'interno del mondo, non ulteriormente scomponibili. Il linguaggio è una raffigurazione speculare del mondo ed è costituito da proposizioni complesse, composte a loro volta da proposizioni semplici o "elementari", ciascuna delle quali è un semplice nesso di nomi. In base a questa teoria raffigurativa, Wittgenstein considerò dotate di senso soltanto le proposizioni che sono immagini dei fatti del mondo, cioè le proposizioni della scienza naturale; le proposizioni metafisiche ed etiche, invece, risultano insensate poiché non sono raffigurazioni di fatti. Il termine "raffigurazione" non deve essere interpretato come rapporto di somiglianza o riproduzione tra ciò che raffigura e ciò che è raffigurato, bensì come identità di struttura: alla combinazione dei nomi nella proposizione, cioè, corrisponde la combinazione degli oggetti nel fatto.

Il movimento del neopositivismo si riallacciò alla dottrina del Tractatus per formulare il proprio "principio di verificazione", secondo cui hanno senso solo gli enunciati passibili di verifica fattuale, mentre risultano prive di significato le proposizioni della metafisica, dell'etica e dell'estetica. Wittgenstein, tuttavia, non mancava di sottolineare come "noi sentiamo che, persino nell'ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati".

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RICERCHE FILOSOFICHE

A partire dagli anni Trenta Wittgenstein ripudiò l'idea, espressa nel Tractatus, che il linguaggio svolga l'unica funzione di raffigurare fatti. Nelle Ricerche filosofiche egli affermò che per "linguaggio" si deve intendere un certo numero di attività, o "giochi linguistici", non determinabile definitivamente: nuovi giochi nascono continuamente, mentre altri cadono in disuso. Il linguaggio, detto altrimenti, è un insieme di forme, di contesti, di regole d'impiego delle parole (come nel domandare, nel pregare, comandare, recitare), e non si riduce soltanto al denominare oggetti o raffigurare fatti; il significato di ciascuna delle molteplici attività linguistiche consiste nelle circostanze caratteristiche del suo uso. In altri termini, per comprendere il senso di una proposizione o il significato di una parola occorre scoprire come esse vengano usate in un dato gioco linguistico, da intendere come un'attività intrecciata con una determinata "forma di vita". L'uso, tuttavia, non è una regola imposta dall'esterno al linguaggio, ma una convenzione giustificata dalla consuetudine.

Si può peraltro osservare come l'analisi del linguaggio resti per Wittgenstein il solo modo corretto di fare filosofia, sia nel Tractatus sia nelle Ricerche filosofiche. In entrambe le opere egli intende la filosofia come chiarificazione del linguaggio e come "terapia", volta a evitare i fraintendimenti che nascono da un cattivo uso del linguaggio. Con una differenza però: mentre nel Tractatus prevaleva il modello di un linguaggio ideale, nelle Ricerche l'indagine si sposta sulla descrizione degli usi concreti del linguaggio ordinario. In questo modo Wittgenstein diede un contributo decisivo alla nascita della moderna filosofia analitica, che ha avuto i suoi centri principali nelle Università di Cambridge e di Oxford.

Da Frege prende all'inizio sec cui l'enunciato ha una denotazione ma non è il Vero o il Faslo o qualunque altro oggetto

Compagno di classe alle elementari di Hitler. CIoò di cui nn si può parlare è meglio tacere.



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