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Palladio
alladio, Andrea Soprannome di Andrea di Pietro della Gondola (Padova 1508 - Maser, Treviso 1580), architetto
italiano, tra i maggiori del tardo Rinascimento. Di umili origini, lavorò dapprima come tagliapietre.
Fondamentale fu l'incontro con Gian Giorgio Trissino, che lo prese sotto la sua protezione, lo seguì
negli studi e gli attribuì il soprannome classicheggiante di Palladio, derivandolo da Pallade Atena,
la dea
greca della sapienza.
Nel 1545 Palladio si recò con Trissino a Roma, dove poté conoscere e studiare gli antichi monumenti
e le rovine romane. Questa esperienza, arricchita dallo studio dell'opera dell’architetto latino Vitruvio,
fu
determinante per la sua formazione: frutto delle sue riflessioni e personali rimeditazioni su questi
argomenti fu l'opera Le antichità di Roma (1554), che divenne nei due secoli successivi il principale
testo di
riferimento per la conoscenza delle rovine romane. Palladio fu anche autore del trattato I quattro libri
dell'architettura (1570), di grandissimo successo, nel quale espresse i principi teorici della propria
arte.
La sua prima opera architettonica di rilievo fu la sistemazione, cominciata nel 1549, della facciata
e della struttura esterna della Basilica, o Palazzo della Ragione, a Vicenza. Sempre a Vicenza, nel
1550
Palladio iniziò la costruzione di Palazzo Chiericati e di Palazzo Iseppo da Porto, e poco più tardi
progettò Palazzo Valmarana (1565-66).
Durante il decennio compreso tra il 1550 e il 1560, Palladio si dedicò alla progettazione e costruzione
di residenze di campagna commissionate dalla ricca aristocrazia veneta, per le quali elaborò un modello
architettonico innovativo nel panorama dell’edilizia privata suburbana: fondato su elementi strutturali
di chiara derivazione classica (piante simmetriche, portici colonnati sovrastati da austeri frontoni,
basamenti, modanature, sistemi di coperture ispirate ai templi greci e romani), si articola tuttavia
con l’introduzione di parti funzionali alle esigenze della vita del podere; tipica è ad esempio la presenza
delle
“barchesse”, ali disposte simmetricamente ai lati della villa, in parte destinate al ricovero degli
attrezzi del lavoro nei campi e in parte adibite ad abitazione per i contadini. Tra le ville più famose,
ricordiamo villa
Capra, detta La Rotonda, negli immediati dintorni di Vicenza; villa Barbaro a Maser, presso Treviso;
La Malcontenta a Mira, vicino a Venezia. In questi e negli altri splendidi edifici progettati dal Palladio
si
riconosce l’attenzione per le proporzioni e l'armonia delle forme propria del primo Rinascimento, esemplificata
ad esempio nell’opera di Bramante: ma oltre il rispetto dei canoni classici si avverte una libertà
compositiva nuova, più aperta alle suggestioni dell’ambiente. Negli interni, inoltre, Palladio elaborò
e adottò sistematicamente un’articolazione razionale degli ambienti, che coniuga il gusto per l’ordine
e la
simmetria con la considerazione delle abitudini e degli svaghi dei ricchi proprietari.
Oltre alle ville di campagna e ai palazzi vicentini, sono di notevole valore artistico le chiese progettate
a Venezia a partire dagli anni Sessanta: San Francesco della Vigna (1562), San Giorgio Maggiore (1566)
e la chiesa del Redentore (1576-1592). Nel 1570 Palladio divenne architetto ufficiale della Repubblica
di Venezia. L'ultimo lavoro che intraprese fu lo splendido Teatro Olimpico di Vicenza, iniziato nel
1580,
l'anno della sua morte.
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» Vedere anche:Gabrieli
1508-1580
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Gabrieli
Gabrieli, Andrea
Gabrieli, Andrea (Venezia 1510 ca. - 1586), organista e compositore italiano, ebbe un ruolo di rilievo
nella fase di transizione dalla musica rinascimentale a quella barocca. Cantò da bambino nel coro
della basilica di San Marco, dove ebbe occasione di studiare con il fiammingo Adriaan Willaert, uno
dei più celebri compositori del tempo. Gabrieli lavorò per breve tempo insieme a Orlando di Lasso
per il duca Alberto V di Baviera, quindi, tornato nella città lagunare, divenne organista ufficiale
di San Marco. Raggiunse una straordinaria celebrità in tutta Europa grazie ai suoi madrigali e alla
musica
per organo, nonché per l'uso dello stile, tipicamente veneziano, dei cosiddetti cori spezzati: una pratica
in cui i cori, suddivisi all'interno di una chiesa, venivano fatti dialogare. Il coro principale, ad
esempio, stava presso l'altare mentre un piccolo semicoro si trovava nella galleria dell'organo. Le
due formazioni potevano inoltre essere differenziate in termini di funzione e materiale musicale, oltre
che acusticamente. Questa tecnica, impiegata da Gabrieli non solo nelle messe e nei mottetti ma anche
in composizioni profane, esercitò una profonda influenza sulle procedure formali della musica
liturgica. Gabrieli fu anche tra i primi compositori a intendere la musica puramente strumentale come
genere autonomo.
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Padova
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