|
Il neopositivismo
Neopositivismo
Neopositivismo Movimento filosofico sorto a Vienna negli anni Venti del Novecento e successivamente
diffusosi in
Europa e negli Stati Uniti. Il neopositivismo, detto anche positivismo logico o empirismo logico, si
rifà al positivismo
ottocentesco per quanto riguarda il primato attribuito alla scienza come unica forma di sapere. Al tempo
stesso,
però, sulla scorta dei nuovi sviluppi della fisica e in particolare della teoria della relatività di
Einstein, esso respinge il
modello meccanicistico del positivismo, già criticato da Ernst Mach, e intende la metafisica non come
uno stadio
definitivamente sorpassato dello sviluppo delle conoscenze umane, ma come una pericolosa forma di dogmatismo
che può sempre risorgere sulla base di fraintendimenti dei risultati scientifici. In breve, il neopositivismo
si rifà, da un
lato, alla grande tradizione dell'empirismo, perché intende pervenire a una rifondazione dell'intero
sapere scientifico
su basi puramente empiriche; dall'altro esso ricorre all'impiego di tecniche di analisi del linguaggio
fondate sulla
logica simbolica, per dare esecuzione al programma di costruzione di un linguaggio unificato della scienza.
Il neopositivismo trae origine dal circolo di Vienna, fondato nei primi anni Venti intorno all'insegnamento
di Moritz
Schlick da un gruppo di studiosi, tra i quali Otto Neurath, Hans Hahn (1879-1934), Philipp Frank (1884-1966)
e
Herbert Feigl (1902-1988); nel 1926 vi aderì Rudolf Carnap, autore dell'opera La costruzione logica
del mondo
(1928), la quale, insieme con l'opuscolo intitolato La concezione scientifica del mondo (1929),
da lui scritto in
collaborazione con Hahn e Neurath, espone le linee fondamentali del programma originario del circolo.
Il
programma si ispirava da un lato al Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein, dall'altro
all'analisi logica del
linguaggio avviata da Frege e da Russell: per la stretta contiguità con le problematiche di questi pensatori,
e in
particolare con l'"atomismo logico" del primo Wittgenstein e di Russell, i neopositivisti
vanno annoverati fra i
precursori di quell'orientamento di pensiero che è conosciuto come filosofia analitica.
Alla fine degli anni Venti il circolo di Vienna avviò una proficua e intensa collaborazione con il circolo
di Berlino,
fondato da Hans Reichenbach; insieme, i due gruppi diedero vita alla rivista "Erkenntnis"
(Conoscenza). L'avvento
del nazismo in Germania e la successiva annessione a essa dell'Austria determinarono la dispersione
dei due circoli,
i cui membri emigrarono per la maggior parte negli Stati Uniti, con l'eccezione di Schlick che fu assassinato
da uno
studente nazista. Negli Stati Uniti venne avviata nel 1938, da parte degli studiosi neopositivisti,
la pubblicazione
della Enciclopedia internazionale della scienza unificata, in cui si dava attuazione al progetto
di un'unificazione
del linguaggio scientifico sulla base del linguaggio della fisica (o linguaggio "fisicalistico").
3
|
|
IL PROGRAMMA ORIGINARIO DEL NEOPOSITIVISMO
|
I filosofi che diedero vita al circolo di Vienna cercavano anzitutto un criterio di demarcazione fra
scienza e
metafisica, ossia un metodo per distinguere gli enunciati dotati di senso della prima dalle "pseudoproposizioni",
prive di senso, della seconda. Tale ricerca diede origine al "principio di verificazione",
secondo cui il significato di
una proposizione, che non sia semplicemente analitica, è dato dalle condizioni della sua verifica fattuale,
come
avviene nelle scienze empiriche. In rapporto a questo principio veniva stabilita una distinzione fra
proposizioni
solamente analitiche (a priori e sempre vere, del tipo "gli scapoli sono uomini non sposati")
e proposizioni sintetiche
(a posteriori e contingenti, del tipo "Tizio è scapolo"), la cui verità dipende appunto dalla
verifica fattuale: fra le une
e le altre non v'è posto per i giudizi sintetici a priori che Kant poneva alla base della scienza. Le
difficoltà connesse
al problema di individuare le proposizioni di base della scienza, che sembrerebbero fondarsi su esperienze
sensoriali del tutto soggettive, secondo una prospettiva che sconfina nel solipsismo, saranno all'origine
di successive
riformulazioni del programma neopositivistico da parte di Neurath e dello stesso Carnap, nella direzione
di un
progressivo abbandono del principio di verificazione.
Critiche radicali all'orizzonte empiristico delle concezioni del positivismo logico vennero formulate
da filosofi come
Karl Popper e Willard Quine. In seguito al dibattito da essi avviato, si è assistito nella seconda metà
del Novecento
a una progressiva dissoluzione del movimento neopositivista, destinato a confluire nelle più ampie prospettive
della
filosofia analitica contemporanea.
|