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Montaigne
Montaigne, Michel Eyquem de
Montaigne, Michel Eyquem de (Castello di Montaigne, Périgord 28.2.1533-1592), filosofo francese. Nato
da nobile famiglia, Montaigne apprese assai giovane, da precettori, il greco e il latino;
educato al collegio di Guyenne a Bordeaux, dove completò la propria formazione umanistica, studiò diritto
a Tolosa e a Bordeaux. Decisiva per la sua vita fu l'amicizia con lo scrittore Etienne de La
Boétie (1530-1563). Magistrato consigliere a Périgueux e parlamentare a Bordeaux, Montaigne fu coinvolto
nei conflitti religiosi della sua epoca e partecipò all'assedio di Rouen, con il quale l'esercito
del re strappò la città agli ugonotti. Dopo la scomparsa di La Boétie, Montaigne si propose di scrivere
i Saggi, che avrebbero dovuto rappresentare il "sepolcro" dell'amico.
Sposatosi nel 1565, nel 1568 Montaigne ereditò il patrimonio familiare; nel 1570 si ritirò a vita privata
e rinunciò alla carica di magistrato, per consacrarsi allo studio dei classici (soprattutto Seneca e
Plutarco) e scrivere i Saggi, svolgendo in chiave autobiografica l'analisi dei comportamenti
e dei costumi dell'uomo.
I primi due libri della raccolta vennero pubblicati nel 1580, mentre un terzo libro uscì con la quinta
edizione del 1588. Eletto gentiluomo della camera del re nel 1571, ottenne in seguito altri incarichi
diplomatici, ma parallelamente si dedicò alla scrittura. Per curarsi dal "mal della pietra"
(una forma di calcolosi), Montaigne fece un lungo viaggio in Europa, soggiornando a lungo in Italia,
in particolare
a Roma. Compilò un resoconto delle proprie peregrinazioni, il Giornale di viaggio, che apparve
soltanto nel 1774. Dal 1581 al 1585, infine, egli fu sindaco di Bordeaux. L'edizione postuma dei
Saggi, curata dalla figlia adottiva Marie de Gournay e basata sulle annotazioni manoscritte dell'autore,
è detta "edizione di Bordeaux" e fu pubblicata nel 1595.
Il procedimento autobiografico seguito da Montaigne nei suoi Saggi mira alla conoscenza dell'uomo
a partire dalla conoscenza di sé. I Saggi tuttavia non costituiscono una vera e propria autobiografia
o un libro di confessioni, ma distillano nella scrittura le riflessioni personali dell'autore sul mondo
e su se stesso, delimitando un campo di conoscenze nel quale egli sperimenta il proprio pensiero e lo
mette alla prova. Non esistendo nei Saggi un disegno unitario, il lettore è autorizzato a letture
parziali e soggette a interpretazioni personali. Peraltro i Saggi sfidano il lettore a cimentarsi
a sua volta
nella ricerca della conoscenza di sé, poiché "ciascuno reca in sé la forma intera della condizione
umana". Va messo in luce, peraltro, come il frammentarismo dei Saggi nasconda anche un preciso
intento polemico dell'autore contro le pretese dei filosofi tradizionali di pervenire a conoscenze definitive
ed esaurienti della realtà.
Nel pensiero di Montaigne si possono distinguere due componenti filosofiche principali: una di matrice
stoica e una scettica. Ciò non significa però un'adesione passiva di Montaigne agli insegnamenti
di queste scuole filosofiche antiche, che conobbero una ripresa nell'età rinascimentale, ma uno sforzo
di rielaborarne originalmente gli approcci filosofici di fondo, nella prospettiva di una saggezza
intrisa dei temi dell'umanesimo e dell'individualismo che avrebbe contraddistinto gran parte del pensiero
moderno. Ma è soprattutto lo scetticismo (che traspare dalla domanda "che cosa so?", sempre
ricorrente nei Saggi) a conferire al pensiero di Montaigne il carattere di una riflessione distaccata
sulle contraddizioni e le incoerenze proprie della natura umana. Questo scetticismo, generato anche
dallo spettacolo delle guerre di religione in Francia, alimentava peraltro nella riflessione di Montaigne
un atteggiamento di grande tolleranza rispetto alle diverse posizioni, analogo per certi aspetti
all'atteggiamento che era stato di Erasmo da Rotterdam, ma privo del suo afflato religioso.
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