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Totò
Totò Nome d'arte di Antonio de Curtis Gagliardi Ducas Comneno di Bisanzio (Napoli 1898 - Roma 1967),
attore italiano. Subito dopo il diploma iniziò a recitare in sceneggiate e caffè-concerto alla
moda di una Napoli che viveva gli ultimi anni della Belle Epoque. Trasferitosi a Roma, nei primi anni
Venti fece fortuna nel café-chantant e nella rivista come macchiettista e mimo. In pochi anni Totò
divenne una celebrità del teatro comico e dell’avanspettacolo, dove esibì i travestimenti e la maschera
comica che da lì a pochi anni lo avrebbero reso famoso sul grande schermo.
Senza abbandonare il palcoscenico, nel 1937, con Fermo con le mani di Gero Zambuto, Totò iniziò
la sua attività cinematografica, ma in un primo tempo questa non riservò grandi riconoscimenti
all’ormai osannato re dell’avanspettacolo. Dopo i tiepidi consensi ottenuti con Animali pazzi
(1939) di Carlo Ludovico Bragaglia e San Giovanni decollato (1940), Totò dovette attendere il
dopoguerra per vedere confermato nel cinema il proprio successo, che giunse nel 1947 con I due orfanelli
di Mario Mattoli.
Abilissimo improvvisatore, dotato di una mimica facciale straordinaria e capace di usare il corpo come
un meccanismo disarticolato, Totò cominciò a girare pellicole in serie, tanto che dal 1950 si
dedicò quasi esclusivamente al cinema diretto nella maggior parte dei casi da Steno, Camillo Mastrocinque
e Mattoli. Tra i suoi primi grandi successi si ricordano Fifa e arena (1948), L'imperatore
di Capri (1949) di Luigi Comencini, Napoli milionaria (1950) di Eduardo De Filippo, Totò
le Mokò (1949) e Totò sceicco (1950). A questi vanno aggiunti gli innumerevoli film girati
in coppia con
Peppino De Filippo, tra cui i memorabili Totò, Peppino e la malafemmina (1956) e Signori si
nasce (1960).
Accompagnata da riconoscimenti ufficiali, la carriera cinematografica di Totò proseguì con significative
interpretazioni in pellicole di culto firmate dai grandi nomi del cinema italiano: nel 1958 partecipò
con una parte secondaria ma di grande impatto comico a I soliti ignoti di Mario Monicelli, il
quale nel 1961 lo volle in Risate di gioia accanto alla vecchia amica di avanspettacolo Anna
Magnani.
Nel 1965 recitò sotto la direzione di Alberto Lattuada in La Mandragola. Di altro genere, e per
certi versi sorprendente, fu la sua interpretazione in Uccellacci e uccellini (1966) di Pier
Paolo
Pasolini, che lo volle anche nei due brevi espisodi La terra vista dalla luna (1967) e Che
cosa sono le nuvole (1968).
Autore di poesie (del 1964 la raccolta in versi in dialetto napoletano A’ livella) e di canzoni
(firmò la celebre Malafemmena), Totò si è imposto come figura di primo piano del panorama comico
contemporaneo grazie alle sue gag di pagliaccio-gentiluomo, ai suoi bisticci linguistici e a quel nobile
viso asimmetrico capace di esprimere ogni recondita piega della sua giocosa comicità.
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