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Lévi-Strauss, Claude

Lévi-Strauss, Claude (Bruxelles 1908-200?), antropologo francese e principale teorico dell'approccio strutturalista in antropologia. Dopo aver studiato alla Sorbona di Parigi, dal 1934 al 1938 insegnò sociologia prima all'Università di São Paulo, in Brasile, dedicandosi nel contempo a ricerche etnografiche sugli indiani d'America, e poi, dal 1942 al 1945, presso la New School for Social Research di New York, dove poté approfondire i suoi studi di antropologia culturale. Nominato vicedirettore del Musée de l'Homme di Parigi nel 1949, nel 1950 divenne titolare della cattedra di Religioni comparate dei popoli senza scrittura all'Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi e nel 1959 di quella di antropologia sociale presso il Collège de France. Dal 1973 è membro dell'Académie Française.

Centro delle teorie antropologiche di Lévi-Strauss è l'idea che tutti gli aspetti culturali di una società – i comportamenti, le convenzioni, i rapporti di parentela, la lingua, i miti – siano riconducibili a strutture fondamentali. La relazione che intercorre tra singoli comportamenti storicamente verificati e gli schemi o modelli culturali che ne costituiscono insieme il fondamento e la griglia interpretativa sarebbe analoga a quella che lega, nello strutturalismo linguistico di Saussure, parole e langue. Con interessanti implicazioni nel campo della psicologia e della filosofia, Lévi-Strauss elaborò una serie di categorie in coppie oppositive, come natura-cultura, storico-universale, società calde-società fredde, pensiero selvaggio-pensiero logico, utili ad analizzare e spiegare le dinamiche delle società esistenti.

Oltre al testo considerato principale, Le strutture elementari della parentela (1962), Lévi-Strauss è ricordato per i lavori Tristi Tropici (1964), un diario di viaggio, e Il pensiero selvaggio (1962), uno studio sul pensiero primitivo.

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