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Bruno
Bruno, Giordano
Bruno, Giordano (Nola, Napoli 1548 - Roma 1600), filosofo italiano. Formatosi negli ambienti averroisti
napoletani, a diciotto anni entrò nell'ordine dei domenicani, mutando il nome originario Filippo
in Giordano. Nel convento di San Domenico, dove fu ordinato sacerdote nel 1572, approfondì lo studio
della filosofia aristotelica, di Tommaso d'Acquino e dei neoplatonici. Lasciò l'ordine nel 1576
perché sospettato di eresia e cominciò il vagabondaggio che avrebbe caratterizzato la sua vita.
Da Napoli, Bruno si recò a Ginevra, a Tolosa e quindi a Parigi, dove si dedicò allo studio della mnemotecnica
basata sull’ars combinatoria di Raimondo Lullo, e dove compose il trattato De umbris
idearum (1582), dedicato al re Enrico III; fu poi a Oxford, col cui ambiente accademico ebbe dissidi,
e a Londra, dove trascorse due anni, dal 1583 al 1585. Fu, questo, un periodo molto fecondo,
in cui egli scrisse diverse opere importanti; tra queste: La cena de le ceneri (1584), opera
in cui confutava i principi della fisica aristotelica e il sistema tolemaico, difendendo il sistema
copernicano; De
l'infinito universo et mondi (1584), nel quale esponeva la tesi dell'infinità dell'universo e dell'infinità
numerica dei mondi; e il dialogo De la causa, principio et uno (1584) in cui affrontò la questione
dell'origine del cosmo, facendola risalire a un unico principio che anima ogni essere. In un altro dialogo, Degli
eroici furori (1585), Bruno celebrò una sorta di amore platonico che unisce l'anima a
Dio mediante la ragione.
Tornato a Parigi nel 1585, si spostò in seguito a Wittemberg e a Francoforte, dove scrisse e pubblicò
alcuni scritti, tra cui poemi in latino di argomento cosmologico. Su invito del nobile veneziano
Giovanni Mocenigo, Bruno rientrò in Italia, allettato dalla possibilità di ottenere una cattedra di
mnemotecnica presso l'ateneo di Padova. Nel 1591 Mocenigo, turbato dalle idee eterodosse del
filosofo, lo denunciò all'Inquisizione, che lo processò per eresia: Bruno venne consegnato alle autorità
romane e rimase in prigione per circa otto anni mentre veniva discusso il procedimento a suo
carico per eresia, condotta immorale e bestemmia. Rifiutatosi di ritrattare la proprie teorie, il filosofo
fu arso vivo in Campo de’ Fiori il 17 febbraio del 1600. Alla fine del XIX secolo nel luogo del suo
martirio fu eretta una statua dedicata alla libertà di pensiero.
Genio multiforme e figura complessa di filosofo e "mago" rinascimentale, Bruno sostenne teorie
filosofiche che armonizzavano il neoplatonismo mistico e il panteismo, nella convinzione che l'universo,
in
tutte le sue forme, fosse la manifestazione di un unico principio vivificatore.
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