bullet1 Ottimo   Brunelleschi

Brunelleschi, Filippo

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INTRODUZIONE

Brunelleschi, Filippo (Firenze 1377-1446), architetto e scultore fiorentino; la sua opera fu fondamentale per lo sviluppo del Rinascimento italiano. Il recupero delle forme classiche, la pratica di un'architettura basata su proporzioni matematiche e l'elaborazione del metodo di rappresentazione prospettica dello spazio fanno di lui una delle figure principali nella transizione dal Medioevo all'età moderna. Mosso più da intenti pratici che da dettami teorici (al contrario ad esempio di Leon Battista Alberti), Brunelleschi non ha lasciato nessuno scritto o trattato in cui venga sintetizzato il suo pensiero architettonico; per questa ragione le sue opere hanno costituito nel corso dei secoli un vero e proprio "testo", su cui gli architetti hanno studiato, cercando di coglierne l'insegnamento.

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LE PRIME OPERE SCULTOREE E LA CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE

Brunelleschi si formò come orafo e come scultore. Conosciuto come autore delle sculture dei Profeti e dei Padri della Chiesa per l'altare di San Jacopo nel Duomo di Pistoia (1399 ca.), nel 1401 partecipò con la formella del Sacrificio di Isacco alla celebre competizione per il progetto della porta bronzea del Battistero di Firenze, vincendo ex aequo insieme a Lorenzo Ghiberti (Brunelleschi rinunciò tuttavia all'incarico, che fu assunto dal concorrente). Si dedicò quindi all'architettura, mettendo a frutto in seguito il suo estro e la sua perizia scultorei solo con il Crocifisso ligneo (1420 ca.) della Cappella Gondi in Santa Maria Novella, dettato forse da una nota polemica nei confronti dell'amico Donatello (autore del Crocifisso conservato in Santa Croce), e con i tondi dei pennacchi della Cappella dei Pazzi, in terracotta invetriata.

Nel 1418 ricevette la commissione per il disegno e la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze: grande innovazione sia dal punto di vista artistico sia da quello tecnico, la cupola consiste di due calotte, una interna all'altra, composte di otto spicchi impostati sulla base ottagonale del tiburio. La sua forma goticheggiante, sviluppata in altezza, fu dettata non da una concessione al gusto tradizionale, ma da necessità strutturali: grazie alla minore inclinazione rispetto alla parete concava di una cupola emisferica, gli spicchi poterono infatti essere costruiti senza bisogno di centinature e appoggi da terra, sfruttando la coesione dei mattoni disposti a spina di pesce. Importante caratteristica del progetto è inoltre la presenza degli otto costoloni esterni, che coniugano la funzione strutturale con l'effetto decorativo, raccordandosi ai pilastri angolari del tamburo. Terminata la cupola nel 1434, due anni dopo venne posta in opera la lanterna; nel 1438, infine, Brunelleschi realizzò le quattro tribune semicircolari nei lati del tamburo che non erano sfondati dalle tre absidi.

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GLI ANNI VENTI

La definizione del metodo e dello stile architettonico brunelleschiano fu sancita dagli edifici fiorentini degli anni Venti: per la chiesa di San Lorenzo, l'annessa Sacrestia Vecchia (1419-1428) e il portico dell'Ospedale degli Innocenti (1419-1444), Brunelleschi elaborò uno stile geometrico e austero, ispirato all'arte romana, che segna il netto superamento della maniera gotica. Rigore matematico, strutture ortogonali, presenza di moduli compositivi ripetuti aggiornarono il tradizionale impianto basilicale nella chiesa di San Lorenzo, nella quale le tre navate e il transetto si declinano sulla moltiplicazione della figura del quadrato; gli stessi principi ispirarono il progetto della Sacrestia Vecchia, che articola due forme elementari quali il cubo e l'emisfero. Nel portico degli Innocenti, infine, le misure della corda degli archi a tutto sesto, della profondità delle campate (a pianta quadrata) e dell'altezza dei piedritti sono correlate da precisi rapporti dimensionali, determinando una scansione degli spazi perfettamente equilibrata.

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LE OPERE DEGLI ANNI TRENTA

La preoccupazione per la simmetria e l'armonia tra le parti strutturali si coniugò negli ultimi importanti progetti con la ricerca di una maggiore monumentalità, ottenuta attraverso una più complessa articolazione spaziale. Ad esempio, pur nella perfetta modularità della pianta della chiesa di Santo Spirito (i disegni sono del 1436, ma la costruzione cominciò nel 1444), superfici piane, colonne e nicchie si alternano in un'animata rispondenza di ampie zone di luce e di ombra, creando un notevole effetto scenografico. La Cappella dei Pazzi nel chiostro di Santa Croce, eretta a partire dal 1430 ca., è costituita da un vano rettangolare su cui si innesta una piccola camera secondaria, e unifica nella copertura la volta a botte e la cupola a tutto sesto; caratteristica è anche la decorazione in pietra serena, che segue i profili della struttura architettonica, enfatizzandola, e interrompe ritmicamente le pareti bianche. Infine, nel progetto per la chiesa di Santa Maria degli Angeli (iniziata nel 1434 e non finita) Brunelleschi si scostò più decisamente dal puro stile lineare per adottare una maniera più scultorea, ideando un ambiente ottagonale le cui pareti sono sfondate da solide nicchie.

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L'ELABORAZIONE DELLE REGOLE DELLA PROSPETTIVA

Assieme al pittore Masaccio, Brunelleschi fu uno dei primi artisti rinascimentali a codificare le leggi della prospettiva scientifica. Probabilmente tra il 1417 e il 1420 riprodusse su due tavolette (ora perdute) vedute di palazzi fiorentini (il Battistero e Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio), tracciate osservando da un’angolazione fissa il riflesso delle immagini sulla superficie di una lastra di argento brunito: fu quello un passo fondamentale verso l'elaborazione del metodo della prospettiva lineare centrica, in cui cioè le linee di fuga convergono verso un unico punto centrale. Il sistema rispondeva all'esigenza di rappresentare non solo la profondità, ma anche le dimensioni proporzionali degli edifici, secondo precise norme geometriche; dal punto di vista teorico, Brunelleschi partì dalle nozioni dell'ottica medievale, aggiornandole con la nuova concezione umanistica dello spazio, percepito come infinito e continuo. Oltre alle evidenti applicazioni nell'architettura, si ritiene che l'artista fiorentino abbia trasposto anche nella pittura le sue scoperte, dipingendo lo sfondo architettonico in una delle prime opere di Masaccio.

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