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Bentham
Bentham, Jeremy
Bentham, Jeremy (Londra 15.2.1748 ivi 6.6.1832), filosofo, economista e giurista britannico, fondatore
della dottrina dell'utilitarismo. Fu un bambino prodigio: all'età di dodici anni venne ammesso
all'Università di Oxford, dove studiò diritto. Dopo la laurea venne abilitato alla professione legale,
che tuttavia non praticò; attese invece all'elaborazione di una proposta di riforma del sistema giuridico
e a uno studio teorico sui rapporti tra etica e legislazione, pubblicando alcuni scritti sull'argomento
e conquistando un'ampia fama nel 1789 con l'Introduzione ai principi della morale e della
legislazione.
Caposcuola dei "filosofi radicali" di tendenza riformista e favorevole al suffragio femminile,
assieme a James Mill (1773-1836) e a suo figlio John Stuart Mill fondò e curò la pubblicazione della
"Westminster Review", rivista su cui scrissero numerosi pensatori liberali. Rifacendosi alle
idee di Cesare Beccaria, Bentham assunse come principio fondamentale la massima secondo cui il fine
di ogni
attività morale e di ogni agire sociale consiste nella "maggiore felicità possibile del maggior
numero possibile di persone". In questa prospettiva un'azione è considerata buona quando è utile,
cioè
quando contribuisce alla felicità comune, procurando un piacere o evitando un dolore. Contrario sia
alla teoria del contratto sociale sia all'idea del diritto di natura, nell'Introduzione ai principi
della
morale e della legislazione Bentham pose l'utilitarismo a fondamento dei suoi programmi di riforma
sociale e del suo progetto di scienza della morale. A suo avviso era possibile verificare
scientificamente, grazie a una sorta di "calcolo dei piaceri e dei dolori", quale azione fosse
moralmente giusta e quale misura politicamente auspicabile, applicando il principio di utilità. Secondo
tale
calcolo, del piacere occorre considerare l'intensità, la durata, la certezza, la prossimità, la fecondità
(come possibilità di produrre altri piaceri), la purezza (come incapacità di produrre dolore) e
l’estensione (come capacità di estendersi al maggior numero di persone). Anche il diritto e le scienze
politiche dovevano fondarsi sul principio dell'utile, che a sua volta si basava su una prospettiva
entro cui l'uomo è concepito come essere mosso unicamente dal desiderio di conseguire il piacere e rifuggire
il dolore. Nella prospettiva di Bentham, la democrazia rappresentativa, fondata sul
suffragio universale (pur limitato ai maschi alfabetizzati), costituiva la forma di governo migliore
per garantire la felicità sociale.
Il pensiero di Bentham influenzò profondamente le riforme della fine del XIX secolo nell'amministrazione
del governo britannico e nel diritto sia civile sia penale. Tra le sue opere si ricordano anche
Saggio sulla tattica politica (1816) e Deontologia, o scienza della moralità (postumo,
1834).
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